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Giobbe si lamenta dei suoi amici

16 (A)Allora Giobbe rispose e disse:

«Di cose come queste ne ho udite tante! Siete tutti dei consolatori molesti!

Non ci sarà una fine alle parole vane? Che cosa ti provoca a rispondere?

Anch’io potrei parlare come voi, se voi foste al posto mio; potrei mettere insieme delle parole contro di voi e su di voi scrollare il capo;

potrei farvi coraggio con la bocca e il conforto delle mie labbra vi calmerebbe.

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20 Gli amici mi deridono; ma a Dio si volgono piangenti gli occhi miei.

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Giobbe si lamenta, ma sa che il suo Redentore è vivente

19 (A)Allora Giobbe rispose e disse:

«Fino a quando mi affliggerete e mi tormenterete con i vostri discorsi?

Sono già dieci volte che m’insultate e non vi vergognate di malmenarmi.

Ammesso pure che io abbia sbagliato, il mio errore concerne me solo.

Ma se proprio volete insuperbire contro di me e rimproverarmi la vergogna in cui mi trovo,

allora sappiatelo: chi m’ha fatto torto e m’ha avvolto nella sua rete è Dio.

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19 Tutti gli amici più stretti mi hanno in orrore, quelli che amavo si sono rivoltati contro di me.

20 Le mie ossa stanno attaccate alla mia pelle e alla mia carne, non m’è rimasta che la pelle dei denti.

21 Pietà, pietà di me, voi, amici miei, poiché la mano di Dio mi ha colpito.

22 Perché perseguitarmi come fa Dio? Perché non siete mai sazi della mia carne?

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17 L’amico ama in ogni tempo; è nato per essere un fratello nella sventura.

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La sua ira si accese contro Giobbe, perché questi riteneva che la propria giustizia fosse superiore a quella di Dio; si accese anche contro i tre amici di lui perché non avevano trovato che rispondere, sebbene condannassero Giobbe.

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