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Giobbe si lamenta della sua sorte

(A)«Se parlo, il mio dolore non ne sarà lenito; se cesso di parlare, che sollievo ne avrò?

Ora, purtroppo, Dio mi ha ridotto senza forze, ha desolato tutta la mia casa;

mi ha coperto di grinze e questo testimonia contro di me, la mia magrezza si leva ad accusarmi apertamente.

La sua ira mi lacera, mi perseguita, digrigna i denti contro di me, il mio nemico aguzza gli occhi su di me.

10 Aprono larga contro di me la bocca, mi percuotono per oltraggio le guance, si mettono tutti insieme a darmi addosso.

11 Dio mi dà in balìa degli empi, mi getta in mano ai malvagi.

12 Vivevo in pace ed egli mi ha scosso con violenza, mi ha preso per la nuca, mi ha frantumato, mi ha posto per suo bersaglio.

13 I suoi arcieri mi circondano, egli mi trafigge i reni senza pietà, sparge a terra il mio fiele.

14 Apre sopra di me breccia su breccia, mi corre addosso come un guerriero.

15 Mi sono cucito un cilicio sulla pelle, ho prostrato la mia fronte nella polvere.

16 Il mio viso è rosso di pianto, sulle mie palpebre si stende l’ombra di morte.

17 Eppure le mie mani non commisero mai violenza, e la mia preghiera fu sempre pura.

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L’occhio mio si oscura dal dolore, le mie membra non sono più che un’ombra.

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11 I miei giorni passano; i miei disegni, i disegni cari al mio cuore, sono distrutti;

12 e costoro pretendono che la notte sia giorno, che la luce sia vicina, quando tutto è buio!

13 Se aspetto come casa mia il soggiorno dei morti, se già mi sono fatto il letto nelle tenebre,

14 al sepolcro dico: “Tu sei mio padre”, e ai vermi: “Siete mia madre e mia sorella”.

15 Dov’è dunque la mia speranza? Questa speranza mia chi la può scorgere?

16 Essa scenderà alle porte del soggiorno dei morti, quando nella polvere troveremo riposo assieme».

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